La storia di Babette

Sono arrivata in questo locale a dicembre del 1990, invitata a passare un week-end dai miei colleghi di lavoro…

Si chiamava “Ristorante Col Ranzola”

Si stava bene, sembrava di stare in una casa di amici.
Qui, proprio dove c’è la cassa, mi è stato presentato quello che diventerà mio marito, padre delle nostre  splendide figlie.

Dopo molte vicissitudini il ristorante fu ceduto, sentii il primo richiamo, ma non era ancora il momento. Circa due anni e mezzo più tardi fu ceduto un’altra volta; proposi ad Arianna, amica e compagna di un’altra avventura, di prenderlo con me, con mio grande stupore accettò.

Non aveva mai visto il locale, mi disse: “mi fido di te, io vorrei scegliere il nome”. Non avevo pensato che potesse cambiar nome, ma l’idea mi piaceva, cominciava una nuova storia. 

 Il pranzo di Babette

Ecco il suo nuovo nome, la professoressa di filosofia di Arianna le aveva fatto amare profondamente quel film. Tratto dal libro di Karen Blixen.

Incredibilmente profetico, visto il seguito della storia.
L’immagine che scegliemmo era stata disegnata da una scenografa. Il soggetto è una simpatica mucca: per portare ad un clima bucolico, più vicina all’atmosfera che si viveva e perché abbiamo aperto il giorno della “batailles de reines” un’importante rassegna agricola (semifinale regionale) che si svolge l’ultima domenica del mese di agosto o la prima di settembre, ora diventata biennale. Nel 2008 cadeva il 31 agosto. Ecco il nostro battesimo di Babette.

Due anni dopo Arianna è tornata ad occuparsi del suo storico albergo ad Ayas, ed io ho proseguito, sentendo in questo luogo un forte senso di appartenenza.

accogliere attraverso il cibo

Negli anni mi accorsi che lo spirito del film “accogliere attraverso il cibo” ci apparteneva e anche se in modo molto più semplice della grande Babette parigina, quel nome risuonava…

Spesso i francesi (un gruppo diventati cari amici) che venivano a mangiare cambiavano il mio nome – Barbara – in Babette: mi ci sono affezionata.

È un luogo di scambi intensi, incontri speciali, nuove amicizie. Ma caratterizzato da una forte stagionalità, tanto che anch’io ho cominciato a pensare di cedere l’attività. Tentai ma quando si avvicinava una possibilità, l’idea di andarmene mi faceva stare male.

Negli anni ho organizzato cene a tema, karaoke, tornei di calcio balilla; si ricreava quel clima di amicizia che mi aveva scaldato il cuore all’inizio.

il richiamo della foresta

Paolo Cognetti, amico che per un periodo ha fatto il cuoco da Babette, nel 2017 vince il premio Strega con il libro “Le otto montagne” e mi scrive: “Hai scelto il momento sbagliato per andartene….”

Sono ancora qui….

Il libro è stato tradotto in 32 paesi, facendo conoscere la Valle d’Aosta nel mondo.

Aveva ragione, da quel momento in poi sono cominciate cose inimmaginabili: arrivavano troupe televisive, giornalisti. Fino ai registi Felix e Charlotte che hanno girato questo meraviglioso film che sta portando con le immagini la nostra realtà in tutto il mondo.

Che Estoul fosse un posto speciale l’avevo sempre pensato, ma siamo andati oltre la più fervida fantasia.

Paolo con i suoi amici e collaboratori ha organizzato per 3 anni – dal 2017 al 2019 –  “Il richiamo della foresta”, nel bosco: un festival della letteratura con moltissime iniziative culturali, musicali, enogastronomiche. Alla seconda edizione abbiamo gestito il catering: è stata una vera sfida e ha dato una grandissima soddisfazione.

(foto di Michele Alliod)

tutte le cose cambiano…

Tutto le cose cambiano forma, con il passare del tempo, e sentivo l’esigenza di dare una rinfrescata all’immagine di Babette. Ho chiesto un consiglio a un altro caro amico, il bravissimo artista Nicola Magrin, che invece di modificare la mia cara mucca ormai quindicenne, mi ha proposto un’immagine completamente diversa dal suo ricco repertorio: una Babette cresciuta che guarda al futuro?

Un’immagine molto bella, che mi dà pace, forza e amore.

Per ora siamo qua.
Le cose sono in continuo movimento…